La ricchezza del mio lavoro…

//La ricchezza del mio lavoro…

Abbiamo incontrato la Prof.ssa Milanesi la quale, non è un segreto per nessuno, a fine Settembre terminerà il suo lavoro al Dipartimento di Pediatria per godersi la meritata pensione. In questo periodo inconsueto abbiamo voluto cogliere il suo stato d’animo, le aspettative per il futuro ed un inevitabile, ma positivissimo, bilancio di vita. La ringraziamo per la Sua disponibilità che, del resto, l’ha contraddistinta da sempre e Le auguriamo un felice proseguimento di vita.

 

Cara Professoressa, come si sente in questo particolare periodo, così prossimo ad un cambiamento considerevole della sua quotidianità?

È un periodo strano e bello perché sto apprezzando tutta la ricchezza del mio lavoro, di cui voi genitori conoscete forse solo l’aspetto assistenziale, ma che comporta anche un’attività didattica e di ricerca, senza essere più sovrastata dal senso di dover fare sempre qualcosa di più che ha caratterizzato tutta la mia vita lavorativa. In poche parole, sto finalmente e serenamente raccogliendo i frutti dei miei 40 anni di lavoro in Dipartimento di Pediatria.

 

Di che cosa sentirà la mancanza e cosa, invece, non Le peserà lasciare?

Sentirò la mancanza soprattutto dei “miei” bambini, soprattutto di quelli che ho visto nascere e che ora si presentano a visita con fidanzati e fidanzate o addirittura con mariti e mogli.  So però che li sto lasciando in buone mani.
Io sto affrontando il mio pensionamento con il desiderio e proposito di cambiare totalmente vita, di dedicarmi più ai miei cari ed a me stessa. Quindi non sento che ci sarà qualcosa che non mi peserà lasciare, come non sento che ci sia nulla che ora mi pesa particolarmente.

 

A quali attività si dedicherà?

Come dicevo innanzi tutto cercherò di dedicarmi ai miei ed a me stessa. Mia nuora, cardiologa pediatra con una vita professionale molto intensa, ha bisogno di un aiuto nella crescita dei suoi due bambini ed io comprendo le sue difficoltà e sono a disposizione per aiutarla, senza essere invadente ovviamente.
Mi dedicherò alla lettura, ai viaggi, anche probabilmente a missioni umanitarie all’estero. Non intendo poi abbandonare completamente la professione e quindi cercherò di essere d’aiuto per i miei ex colleghi nella produzione scientifica. È possibile che faccia ancora un minimo di attività di cardiologia pediatrica ambulatoriale, ma sicuramente in modi e tempi molto limitati e definiti.

 

È tempo di fare un bilancio della sua brillante carriera. Ha realizzato i suoi sogni di ragazza?

Non ho mai sognato di fare carriera o di raggiungere le mete che poi in realtà ho raggiunto. Ho sognato piuttosto di continuare per tutta la vita a vivere ogni singolo giorno con entusiasmo e generosità e direi che ho mantenuto fede ai miei sogni, e continuo tuttora a trarre piacere da tante piccole cose quotidiane, dal rapporto con le persone, dal sorriso dei bambini, iniziando dai miei nipotini.
La carriera è venuta un po’ da sé, senza che il suo perseguimento mi abbia impegnato moralmente e psicologicamente. Sono stata molto fortunata. Ho incontrato nella mia vita maestri che hanno creduto in me e mi hanno supportato, e primo di tutti il Prof. Zacchello, uomo di grandissima visione che ha creato il Dipartimento di Pediatria di Padova.

 

Oltre ad essere stata molto impegnata con la sua professione, è riuscita a formare una bella famiglia. È mamma ed anche nonna. Come ha fatto a conciliare un lavoro così impegnativo con la vita familiare?

Sono stata sicuramente molto aiutata da mio marito, con il quale ho condiviso il desiderio prima e l’attuazione poi di una famiglia tradizionale, con un papà ed una mamma che, quando presenti, si dedicano totalmente ai figli, rispettandoli ed aiutandoli a crescere.
Tutte le nostre vacanze, tutti i nostri viaggi, sono stati fatti in 4, io, mio marito ed i due bambini. Noi amiamo molto i viaggi in fuoristrada nel deserto; Alessandro e Giulia hanno fatto il loro primo viaggio nel deserto libico all’età rispettivamente di 10 e 6 anni.
Non ricordo che sia stato per me molto difficoltoso. Siamo ancora molto legati, anche se ognuno ha scelto la sua strada sentimentale e professionale in modo del tutto indipendente.

 

Cosa è cambiato nell’approccio con i suoi piccoli pazienti e con i loro genitori nel momento in cui anche Lei è diventata madre, acquisendo una maggior consapevolezza riguardo l’amore che ci lega ai figli?

Sicuramente la maternità per una donna è un momento di grande maturazione. Ti rendi conto che tuo figlio è più importante della tua vita stessa e diventi per forza più empatico nei confronti delle altre mamme, che ti affidano i loro bambini.
Ripeto sempre che il fatto di essere medico non ti rende immune dalle malattie e dalla sofferenza. Essere genitore ti fa maggiormente capire quale sofferenza si può provare quando è il proprio figlio ad avere un problema di salute.

 

Può rassicurare le famiglie, che hanno sempre visto in Lei un punto di riferimento della cardiologia pediatrica di Padova, sul futuro del reparto che ha finora egregiamente diretto?

Sto lavorando da 5 anni perché la cardiologia Pediatrica di Padova, dopo il mio pensionamento, continui a prestare la sua opera per i bambini con cardiopatia congenita come e meglio di prima.
Il mio lavoro è stato premiato ed ora è in atto un concorso per un posto di Professore Ordinario che garantirà che una persona di alto valore possa, dopo di me, prendere la direzione del reparto e farlo ulteriormente crescere. Non va però dimenticato che anche i colleghi che hanno collaborato fino ad ora con me, dott.ssa Biffanti, dott.ssa Cerutti, dott.ssa Reffo e dott. Castaldi sono professionisti di altissimo livello, che continueranno a svolgere la loro opera con l’umanità, l’assiduità e la professionalità che hanno fino ad ora dimostrato.

 

Lei ha fortemente voluto e sostenuto l’Associazione Un Cuore Un Mondo. Perché ritiene sia così importante la sua esistenza?

L’associazione Un Cuore Un Mondo è il “trait d’union” più efficace tra il reparto ospedaliero e la quotidianità di tutte le famiglie di bambini, adolescenti ed adulti con cardiopatia congenita, in senso bilaterale. Tramite l’Associazione i genitori sentono di avere una voce presso i medici che curano i loro bambini, ed i medici sanno di poter contare su un gruppo di genitori, che capisce le loro esigenze di lavoro e può supplire a quelle carenze che la sanità pubblica non riesce a soddisfare. Credo che l’Associazione sia davvero un importante punto di forza del nostro reparto e spero che sia sempre più attiva e che coinvolga sempre più genitori.

 

Come continuerà il suo rapporto con l’Associazione?

Io resterò assolutamente a disposizione dell’Associazione per qualsiasi tipo di supporto possa essere necessario o utile. Desidero però ricordare che non sarò io il futuro dell’Associazione, ma i bravi professionisti che porteranno avanti il reparto di cardiologia Pediatrica di Padova.

 

GRAZIE DI “CUORE” PROFESSORESSA

2019-07-30T09:55:22+00:00